In equilibrio variabile.
Equilibri nuovi, precari, di quelli che si trovano nei momenti di instabilità o di trasformazione. Equilibri in mancanza di punti fermi (lavorativi, affettivi, geografici, materiali). A volte sembrano cadute e precipizi; altre possono sembrare sghimbesci o monchi. Ma forse dipende solo dalla prospettive. Equilibri diversi.
Appartengo a una generazione travolta agli sgoccioli della gioventù dall’onda di Internet e delle nuove tecnologie, che porta con sé sia il ricordo del vecchio mondo che la naturalezza nel cogliere la nuova dimensione – io da piccola sognavo di fare l’archeologa o la storica dell’arte; ora mi occupo di innovazione.
E quindi vivo a cavallo tra due mondi, uno agli sgoccioli – quello dei prodotti, della società di massa, delle enciclopedie e della televisione, del consumo e delle griffes, della finanza, dello status sociale e professionale, delle 8 ore in ufficio e del posto fisso – e l’altro da inventare – quello delle nuove tecnologie, della partecipazione, dell’informazione personalizzata, dei prosumers, dell’innovazione sociale, di una valorizzazione di risorse ed energie che va oltre il denaro, di una flessibilità che non dovrebbe voler dire precarietà ma creatività. Con incertezza, variabilità, onde nostalgiche e curiosità attingo alternativamente all’uno o all’altro mondo.
Appartengo a una generazione che sta mancando il suo appuntamento con la storia e con la vita, a meno che non si inventi in fretta nuove regole del gioco. Siamo cresciuti con regole chiare, fisse, lineari e spacciate come infallibili; ma dopo anni e anni di allenamento duro e competitivo, in corso di partita, le regole e il campo di gioco sotto i nostri piedi sono cambiati. Chi ha qualche anno più di noi, può nella maggior parte dei casi permettersi ancora di andare avanti nella stessa direzione; chi nasce in questo mondo, non avvertirà alcuna discontinuità. Ma noi?
Forse dopo avere invano aspettato per circa una decina d’anni di “sistemarci”, dovremmo prepararci a un racconto nuovo? “Non sopravvive il più forte o il più intelligente, ma chi si adatta più velocemente al cambiamento“. Per ora sappiamo solo che i più forti al mondo non siamo più noi, per lo meno economicamente… e allora, come vogliamo trasformarci?
Infine, equilibrio variabile perché vivo in un dove che non mi corrisponde ancora, e perché non ho ancora trovato il mio luogo – nell’accezione di Augé: quello che mi rimandi un’idea di me e che possa entrare in sintonia con le mie emozioni.
Per ora, vivo nella città del surrealismo, e anche di lei forse parlerò.
Sono Capitato in questo blog per caso, surfando in internet, in una mattina piovosa di Bruxelles, dove in più è vacanza…posso dirti che capisco i tuoi stati d’animo. Anche io sono in Belgio e sono nato a Roma, e ci sono molte cose che mi mancano, tra tutte assolutamente l’elemento acquatico, il mare! Però posso dirti che qui in Nord Europa ho trovato anche cose fantastiche, tra tutte un rispetto per la cultura che in Italia è fantascienza, e io lavoro nella cultura.
Però è vero che qui hanno una visione totalmente “funzionale” della vita, che non lascia trasparire la “terza dimensione” dell’esistenza, quella dell’imprevisto e dei sensi…
Un saluto e continua così
Claudio